was successfully added to your cart.

Carrello

A.Co.I. News

Life Coaching: oltre ogni etichetta

I prodotti che quotidianamente consumiamo seguono un processo di etichettatura al fine di consentire al consumatore la possibilità di conoscere la provenienza dei prodotti, le loro caratteristiche, le proprietà e la loro composizione. E le etichette che applichiamo alle persone? Pensate abbiano la stessa funzione?

Una nota multinazionale ha messo i nostri nomi ed alcune espressioni del linguaggio comune sulle etichette di un suo amatissimo prodotto…ma allora che differenza c’è tra l’essere umano ed un bene di consumo?

Se aver avuto uno screzio con una persona può farcela etichettare come egoista, per esempio  (e tale convinzione ci fa pensare bene anche di “pubblicizzarla” negativamente, proprio come un prodotto scadente che abbiamo avuto la sfortuna di acquistare), dov’è la differenza?

Il paragone non avrebbe neppure senso di sussistere, ma la realtà è che, più o meno inconsciamente, tendiamo ad avvalorare vecchi luoghi comuni, a lasciarci trasportare anche dalle nostre prime impressioni : sostanzialmente riusciamo ad “etichettare anche le persone”! Giudicare, sparlare, sono diventati fenomeni dilaganti, ma non pensiamo che siano solo figli dell’attuale società in cui viviamo, perché in realtà sono fenomeni che vivono da sempre e sono parte della natura umana. Già nell’antica Grecia, Socrate ci ha lasciato uno degli insegnamenti più saggi in merito, grazie ai suoi “tre setacci”:

Un giorno un uomo andò a trovare Socrate e gli disse:
“Ascolta, devo raccontarti quel che ha fatto un tuo amico”.
“ Ti interrompo subito” rispose Socrate . “Hai filtrato quello che mi devi dire attraverso tre setacci?”
Visto che l’uomo lo guardava perplesso aggiunse: “Prima di parlare bisogna sempre passare quello che si vuole dire attraverso tre setacci. Il primo è quello della Verità: hai verificato se è vero?”
“No, l’ho sentito dire e…”
“ Bene, suppongo che tu l’abbia fatto passare almeno attraverso il secondo setaccio, quello della Bontà: ciò che vuoi raccontare è buono?
L’uomo esitò, poi rispose: “No, purtroppo non è una cosa bella, anzi…”
Disse Socrate : “Vediamo comunque il terzo setaccio: è utile che tu mi racconti questa cosa?
“Utile?” rispose, “non esattamente…”
“Allora non parliamone più. Se quello che hai da dirmi non è né vero, né buono, né utile, preferisco non saperlo e ti consiglio di dimenticarlo anche tu.”

Prima di apporre un’etichetta su qualcuno, la facciamo passare attraverso i tre setacci? E se tale etichetta non supera questi tre esami, sappiamo riconoscere di aver fatto un errore e rimediare?

“La gente ti giudica male quando da te non ottiene quello che vuole”: questa è l’idea comune che si leva dal popolo degli etichettati; tuttavia, anche questa visione troppo semplicistica, non spiega quanto possa essere difficoltoso non cadere nella semplice trappola dell’etichettatura.

Sicuramente è molto faticoso e complicato entrare davvero in contatto con gli altri, per scoprire e capire anche nuovi e diversi punti di vista ma, allo stesso tempo, ricordarsi che “prima di giudicare un uomo bisognerebbe camminare per tre lune nelle sue scarpe”, come recita anche un proverbio indiano, può aiutare a lasciare, finalmente, che le etichette svolgano soltanto la loro primordiale funzione!

Buon setaccio a tutti!


 

Modifica Preferenze Cookie