Chi non ha avuto paura per un evento, un esame, una prestazione?
Nessun problema… La paura fa parte della nostra vita, è una normale emozione che fa parte del nostro vivere.
La paura è un’ utile compagna della nostra vita, come tante altre emozioni, la gioia, la rabbia, la tristezza, che creano le condizioni per compiere determinate azioni. La paura ci spinge in una certa direzione cosicché corpo e mente sono attivati per gestire una situazione di emergenza; infatti in caso di pericolo ciò permette di non superare la soglia dell’incoscienza quando si sopravvalutano le proprie capacità, ed evitare ogni rischio. Essere privi di ogni tipo di paura, salvo casi patologici, non è auspicabile per nessuno. La paura, se sfruttata correttamente, permette di superare i propri limiti nel rispetto delle proprie capacità, senza mai sopravvalutare le proprie forze.
Un tipo di paura che coinvolge l’individuo in ambito professionale, relazionale e sportivo è la paura del fallimento. Questa emozione sorge quando si teme di non riuscire ad essere all’altezza del compito assegnato. La paura si crea attraverso gli schemi mentali, più si ritiene quella situazione difficoltosa o non essere all’altezza più si teme di essere giudicati dagli altri. Numerosi studi hanno dimostrato come la paura di fallire incida sul rendimento, un moderato livello aiuta ad aumentare gli sforzi che a loro volta aumentano la concentrazione e quindi il livello di attenzione focalizzata. Ciò permette di raggiungere migliori prestazioni, mentre una eccessiva paura determina una ridotta facoltà intellettuale con minore concentrazione e conseguente limitazione delle abilità.
La paura di fallire prende il sopravvento quando l’individuo non riesce a fare chiarezza con se stesso e con le proprie paure. Nel Coaching, per esempio, la relazione improntata sulla fiducia e sul sostegno motivazionale consente alla persona di modificare con consapevolezza gli atteggiamenti e con la giusta e consapevole motivazione a superare la paura di fallire. Il coaching si basa, infatti, sull’azione, sulle attività da fare per raggiungere quello che si desidera iniziando con 5 passi che di seguito riporto:
a) Un’attenta analisi introspettiva sui valori e l’atteggiamento nei confronti della vita; si evince che cambiando la prospettiva del dover fare si agisce perché ci si sente costretti (devo fare qualcosa altrimenti…). Questo tipo di motivazione spinge a intraprendere l’azione ma genera ansia e non crea il piacere a svolgerla: al volere dove si agisce (voglio fare qualcosa per raggiungere quel risultato) si basa, invece, sulla gioia, sulla curiosità delle azioni che portano al risultato ponendo la paura di fallire come condizione e non come blocco.
b) Rafforzando la propria autostima; comportandosi in maniera da intraprendere le azioni per il successo e non limitandosi solo a evitare gli errori, che nel percorso saranno presenti, ma concentrandosi sull’impegno da affrontare attraverso le capacità innate;
c) Ponendosi obiettivi realisti e positivi; l’inconscio non conosce la negazione, occorre, pertanto, dire a se stessi quello che si desidera e non quello che non si desidera. Ad esempio (alla presentazione dimostrerò competenza e sicurezza anziché “speriamo di non risultare impacciato e insicuro” perché è risaputo che più si tenta di reprimere quello che non si desidera, più questo emerge. Inoltre, è auspicabile stabilire la regola dei piccoli passi in maniera da poter raggiungere dei traguardi intermedi concreti e fattibili, nei tempi stabiliti, congratulandosi ad ogni traguardo conseguito.
d) Utilizzando tecniche di visualizzazione e training autogeno; sfruttare la forza dell’immaginazione con pensieri positivi aiuta ad avere maggiore fiducia nel successo. Immaginare nel dettaglio ogni singola situazione e orientare la visione del futuro nella direzione desiderata. La tecnica funziona come una leggera autoipnosi dove la coscienza si modifica immaginando le diverse situazioni come se realmente vissute. Nello sport il training autogeno viene utilizzato come completamento all’allenamento fisico. I campioni di sci o Formula1 eseguono dei training mentali talmente approfonditi da riuscire a visualizzare mentalmente tutto il percorso della gara.
e) Concentrandosi sulle attività; evitare tutte le distrazioni che rallentano l’impegno, concentrandosi sulle azioni che si stanno svolgendo, non su tutto quello che circonda evitando il più possibile il giudizio degli altri e dei concorrenti. Questo è molto pericoloso in quanto rende dipendenti dagli altri, cercare persone che possano, invece, dare feedback positivi.
g) Vivendo il momento; non farsi ingannare dal proprio passato con pensieri negativi o dalle ansie per il futuro; “qui e ora”. La paura di fallire dipende dal modo in cui si considera il futuro, se si accetta come possibilità, non occorrerà pensarci. Si agisce solo sul presente. In generale accade spesso sentire “era deconcentrato” in realtà era concentrato contemporaneamente a troppe cose anziché tenere presente quello che si stava facendo. L’attività del momento passa in secondo piano e la paura di fallire prende il sopravvento.
Questo percorso permetterà di imparare a considerare i propri problemi da un nuovo punto di vista, scoprire diverse e nuove strategie per superare le paure, gestire con consapevolezza e coerenza la paura di fallire percorrendo nuove strade con motivazioni differenti. Tutto questo permetterà di diventare più efficienti portando vantaggi e successi su tutte le attività di ogni giorno.
Concludo con un proverbio cinese: “La paura bussò, la fiducia andò ad aprire e fuori non c’era nessuno”.