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Coaching e Relazione: l’importanza della Sintonia

Quando si parla di relazioni di Coaching, spesso si fa riferimento all’empatia; il Coach dev’essere in grado di sviluppare un cosiddetto rapporto empatico con il proprio Coachee in modo da poter creare una relazione stabile, basata sulla fiducia reciproca.

In questo articolo voglio proporre un altro approccio: quello sintonico.
Partiamo dall’etimologia delle due parole: “Empatia” deriva dal greco εμπαθεία [empatéia], a sua volta composto da en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”, “sintonia” invece ci rimanda ad un’altra parola ellenica: συντονία [syntonía], cioè sýn- “con, insieme” e tónos “tono, suono”.

Nel primo caso siamo “dentro il sentire” dell’altro, condividendone (anche se in parte) emozioni e sentimenti. Esprimendo sintonia (“accordo di suoni”), invece, rimaniamo un passo fuori dal sentire, continuando però ad essere “intonati” ai toni emotivi dell’altro. Il rimando etimologico al campo musicale ci fa cogliere anche un altro aspetto che distingue la sintonia dall’empatia: laddove quest’ultima suggerisce un’assonanza forte delle modalità comunicative del Coach rispetto a quelle del Coachee.
Coltivare una relazione sintonica ci consente di proporre suoni anche differenti, purché accordati alla sinfonia che si vuol comporre insieme.

C’è anche un altro aspetto da considerare: a volte vivere (o aver vissuto) delle esperienze in prima persona può aiutare a immedesimarsi in quello che l’altro sta vivendo. In questo caso però si perde l’opportunità di mantenere un punto di vista esterno, fattore non solo utile, ma a volte necessario per trovare la soluzione al problema che ci viene presentato. Ricordiamo la celebre citazione di Einstein “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato”: se vogliamo fornire il nostro supporto è necessario conservare una buona dose di lucidità, per non ritrovarsi immersi nelle stesse dinamiche del Coachee.

Come facciamo però a non correre il rischio di rimanere troppo distaccati?
In questo caso può venire in nostro soccorso la Comunicazione Non Verbale (CNV). Attraverso il linguaggio del corpo ed alcune sfumature paraverbali della voce, possiamo entrare in contatto con le sensazioni e le emozioni vissute da chi ci sta attorno. Ci vuole un buon allenamento per orientarsi al meglio tra le centinaia di segnali a nostra disposizione e per non commettere gli errori cui spesso si va incontro approcciandosi superficialmente a questa materia. Conoscere (e riconoscere) i messaggi, che il corpo ci invia continuamente, ci apre la strada ad una vera e propria miniera di informazioni; non si tratta di “sensazioni” (opinabili, soggettive e ad alto rischio di deformazione della realtà), bensì di elementi oggettivi e verificabili che possono guidarci nella costruzione di relazioni d’aiuto efficaci.

Fossi un Cliente lo pretenderei: vorrei accanto una persona sensibile ed attenta, un professionista allenato a riconoscere i meccanismi emotivi che possono bloccarmi nella performance o, più in generale, nel raggiungimento quotidiano dei miei risultati.

Se mi trovassi ad annaspare in acque agitate, mi augurerei di trovare un Coach esperto, capace di costruire un ponte sicuro sull’acqua tumultuosa… in sintonia.


 

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